SAN RUFO SANTO PATRONO

S.RUFO, nacque da nobile ed antica famiglia romana tra il 30-35 d.C. Giovanissimo abbracciò la carriera delle armi ma grazie ad un miracolo alla sua figlia Rufina, abbandonò il paganesimo e si fece battezzare.

Si fece notare per il suo carattere adamantino e per la sua dedizione all’esaltante ideale del Nazareno, fu chiamato da tutti a succedere al Vescovo Sinòto, svolgendo in quella città un magnifico apostolato di carità, di predicazione, di esempio. Martire a causa della persecuzione di Domiziano (81-96 d.C.), ricevette la palma del martirio il 12 agosto dell’83 d.C. La sua festa si celebra il 27 agosto, giorno in cui il suo culto fu ufficialmente approvato.

San Rufo fu portalettere ai tempi di Diocleziano (284305 d. C.) e subì il martirio nella persecuzione che quell’imperatore scatenò contro i cristiani nel 303. Il problema di dove fosse sepolto san Rufo rimase insoluto fino a quando, nel “Coemeterium Maius”, sulla via Nomentana in Roma, adiacente a quello di sant’Agnese, fu ritrovato un loculo recante l’iscrizione “RUFUS TABELLARIUS”. La sepoltura testimoniava sia il fatto che San Rufo fosse stato martirizzato (vi erano incise le palme, emblema tradizonale del martirio), sia che fosse portalettere (TABELLARIUS vuol dire portalettere o corriere).

L’EPIGRAFE DI SAN RUFO è stata rinvenuta sulla Tomba nel Coemieterius Maius in Roma (Mus. Lat. XII, ora nei Musei Vaticani). Questa l’iscrizione: RVFVS TABELLA – RVS DEPOSTVS IIII IDV – DEC Rufo portalettere sepolto il dieci dicembre . La legislazione romana proibiva di bruciare e di seppellire i morti entro i centri urbani. Per questo troviamo le vie d’accesso alle città nei pressi di queste, ma fuori le mura, disseminate da ambedue i lati di tombe. Ma i cristiani (ed analogamente gli ebrei) preferirono riunirle insieme in luoghi occulti, sia per evitarne la profanazione, sia per poter effettuare presso di esse, indisturbati e non visti, i propri riti liturgici. Furono perciò all’uopo adattate le galleria di cave dismesse ed abbandonate di tufo, di peperino e di pozzolana, che avevano fornito il materiale per le costruzioni del vicino centro abitato.

La più antica catacomba cristiana fu realizzata sulla via Nomentana, subito dopo l’attuale Porta Pia; fu detta di Nicomede. La scelta era infatti caduta su questa via che dava meno all’occhio delle più importanti strade consolari, più frequentate, dato che essa era di secondaria importanza.

Sulla Nomentana sorsero poi altre catacombe (anche una ebraica, per gli stessi motivi). Dopo quella di sant’Agnese, al quarto miglio circa, c’è una catacomba, detta “cimitero maggiore” per distinguerla da quella vicina di vigna Rosselli.

Anticamente si pensava che si trattasse di un’unica catacomba, mentre poi risultò che la “Maius”, pur contigua, dista mezzo chilometro da quella di Sant’Agnese, essendo a questa successiva, sullo stessolato della via Nomentana.

Erroneamente, perciò, per molto tempo, si è parlato di rinvenimento dell’epigrafe relativa a San Rufo nella catacomba di sant’Agnese. Si tratta di una lastra rettangolare di chiusura di loculo, liscia su entrambe le facce, corrosa sulla fronte, di cui restano 12 frammenti, essendo stata rotta, molto probabilmente da trafugatori di tombe in cerca di oggetti preziosi. Questi sono stati ricostruiti su di una sfoglia di peperino.

La lastra originaria, di marmo bianco, aveva la dimensioni di 264×735 cm, ed uno spessore di 15-1O cm. Le lettere hanno un’altezza di 62-33 ed un’interlinea 9-5. Questa lapide fu ricordata per la prima volta da D. Segarelli nell’ “Adversaria”(1775-I882, f.5v.f12), e fu poi conservata nel Lapidario Cristiano Lateranense col numero di inventario 32389 al XII, 18, ed è ora passata nei Musei Vaticani. La scritta reca: RUFUS TABELLA RUS DEPOSTUS IIII IDU DEC (palma) su tre righe (Rufus tabellarius, depostus IIII Idu decembres: Il corriere Rufo, sepolto il quarto giorno prima delle Idi di dicembre, cioè il 10 dicembre).

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